Riecco i voucher, la rabbia della Cgil

«C’è grande rabbia per una scelta, quella di reintrodurre i voucher, sbagliata prima nel metodo e poi nel merito. La stessa rabbia che porteremo in piazza domani a Roma, che non è solo quella della Cgil, ma anche di quei 3 milioni che hanno firmato per i referendum scippati dal Governo e dal Parlamento». Il segretario regionale Villiam Pezzetta spiega così, all’indomani dell’approvazione definitiva della manovra estiva in Senato, le ragioni della manifestazione indetta per domani a Roma dalla Cgil. Manifestazione che vedrà  un sostanzioso contributo anche del Friuli Venezia Giulia, con 13 pullman in partenza dalle quattro province e almeno un altro centinaio di persone che raggiungeranno la capitale in treno.
Obiettivo dell’iniziativa non soltanto quello di chiedere una radicale modifica della norma che ha reintrodotto i voucher in sede di conversione in legge del decreto approvato ieri, ma prima ancora denunciare quello che la Cgil definisce uno schiaffo alla democrazia. «È del tutto evidente infatti ““ prosegue Pezzetta ““ che il Governo ha fatto il gioco delle tre carte, facendo scomparire i voucher prima del referendum per poi farli riapparire in sede di manovra estiva. Una scelta che non riteniamo soltanto cinica, ma anche discutibile dal punto di vista delle procedure e del rispetto della Costituzione». Oltre a questo ci sono le ragioni di merito che avevano portato la Cgil alla scelta del referendum abrogativo: «Non per una contrarietà  assoluta alla necessità  di regolamentare il lavoro accessorio, com’è anzi necessario in ambiti come quello dell’assistenza familiare, ma per contrastare l’evidente abuso che si è fatto dei voucher con l’andare degli anni», spiega ancora Pezzetta.
A supporto della sua tesi il leader della Cgil Fvg cita gli ultimi numeri sul ricorso ai voucher: «I 130 milioni di buoni venduti a livello nazionale e i quasi 6 milioni del Fvg, dove ben 63mila lavoratori sono stati retribuiti nel 2016 attraverso i voucher, sono la dimostrazione lampante che i buoni, nati come una forma di regolarizzazione del lavoro occasionale accessorio, sono diventati uno strumento ordinario di retribuzione e di dumping contrattuale. La norma approvata dal Parlamento li rimette in pista, ammettendo al loro utilizzo, con importi leggermente ritoccati e limiti sostanzialmente analoghi a quelli vigenti prima della cancellazione, tutte le imprese fino a 5 dipendenti assunti a tempo indeterminato. Criteri che non contribuiranno certo a contrastare l’abuso di voucher e che rischiano anzi, con l’introduzione del nuovo tetto dimensionale, di scoraggiare le assunzioni stabili».