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27/06/2019

Porti e infrastrutture, la Fillea: il decreto sblocca cantieri creerà più subappalti e irregolarità

«Sulle grandi infrastrutture di trasporto di questa regione serve un disegno strategico, per individuare quali sono le opere strategiche e necessarie, quali quelle inutili o addirittura dannose. E per fare in modo che le prospettive di sviluppo dei traffici dei porti di Trieste e Monfalcone possano avere ricadute su tutto il territorio regionale». Questo l’appello che il segretario generale Villiam Pezzetta ha lanciato oggi al presidente della Regione Massimiliano Federiga, ospite del convegno su porti e logistica organizzato a Udine dalla Cgil del Friuli Venezia Giulia.
Potenziamento della Trieste-Monfalcone, «che rappresenta già oggi un collo di bottiglia» in vista di un sensibile aumento dei treni movimentati dai porti di Trieste e Monfalcone, raddoppio della Udine-Cervignano, «funzionale anche a un rilancio dell’interporto di Cervignano, finora percepito solo come un inutile sfregio al territorio», realizzazione del bypass ferroviario di Udine. Questi gli interventi considerati prioritari dalla Cgil in una logica di sviluppo intermodale, «indispensabile se non vogliamo che la terza corsia in corso di realizzazione non nasca già troppo stretta». Alla Regione la Cgil chiede anche di pronunciarsi sulla fattibilità della Cimpello-Sequals e di valutare, nell’ottica di un potenziamento dei traffici non solo verso il Nord, ma anche verso l’est dell’Europa, l’ipotesi di una collaborazione tra i porti di Trieste e Capodistria. «Ma quello che serve – ha ammonito Pezzetta – è innanzitutto una logica di sistema e un’interlocuzione con tutti i portatori di interesse, comprese le imprese e un mondo del lavoro».
Fedriga ha raccolto la sfida, affermando che «questa Giunta è già fortemente impegnata a fare del Fvg «un hub per il centro Europa», attraverso il potenziamento del porto, il suo collegamento con gli interporti di Cervignano, Pordenone e Gorizia. Più prudente sulle prospettive di Trieste l’ex presidente dell’Autorità Portuale Maurizio Maresca: «Stiamo ancora parlando di un piccolo porto – ha affermato – che non credo possa puntare molto più in là di un obiettivo di 1 milione di teu e che attualmente ne movimenta meno della metà di Genova, meno di La Spezia e meno perfino di Koper». Se il giudizio sull’attuale gestione del presidente dell’Authority resta positivo – «Zeno D’Agostino sta lavorando bene per fare di Trieste un porto molto efficiente nella gestione del traffico ferroviario, ma nella consapevolezza che i numeri dei porti del Nord Europa sono molto lontani» – Maresca è scettico sulle prospettive della cosiddetta Via della Seta. «L’unico protocollo firmato finora è con Cccc, che è una compagnia di costruzione. Il vero interlocutore cinese è Cosco, che diventerà il maggiore terminalista mondiale, ma che al momento non parla né con Trieste né con Genova, ma esclusivamente con gli sloveni».
Ad animare il dibattito, con Pezzetta, Fedriga e Maresca, anche il vicepresidente dell’Ance nazionale Piero Petrucco, numero uno della Icop di Basiliano, e ben tre esponenti della Cgil nazionale: i segretari generali Cgil dei sindacati nazionali dei trasporti e delle costruzioni, Stefano Malorgio (Filt) e Alessandro Genovesi (Fillea), e il vicesegretario generale Vincenzo Colla. Se i leader di Filt e Fillea hanno denunciato le contraddizioni di un Governo «inaffidabile e incapace di fare sistema con l’Europa sulle grandi opere come la Tav e oi corridoi in genere» (Malorgio) e i limiti del decreto sblocca cantieri, «che non sbloccherà nulla ma servirà solo a creare più subappalti e irregolarità» (Genovesi), Colla, come anche Pezzetta, ha puntato il dito contro la politica dei muri annunciata da Salvini e sposata dal governatore Fedriga con l’ipotesi, ventilata nei giorni scorsi e confermata anche a margine del convegno di Udine, di chiedere la sospensione di Schengen: «Una politica di sviluppo basata su porti e interporti – ha detto il numero due della Cgil nazionale – richiede una grande capacità di interlocuzione con il resto dell’Europa e del mondo. È un futuro fatto di libertà, corridoi, relazioni, multiculturalità, turismo mondo, che è l’esatto opposto della direzione indicata da Salvini e Fedriga. Non è con il localismo che questa regione può crescere, e non è con aumenti del Pil dello 0,2 o dello 0,3% – ha concluso Colla – che l’Italia può creare nuovi posti di lavoro: servono politiche per la crescita che vanno costruite assieme all’Europa. Un’Europa con cui dobbiamo tornare a parlare se vogliamo entrare nel suo prossimo Cda».