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14/08/2020
Crisi, impatto enorme sull’economia Fvg. Cig fondamentale per la tenuta occupazionale
«Di fronte a una crisi senza precedenti sia nelle proporzioni che
nelle cause, è opportuno procedere con misure straordinarie di
sostegno all’economia e al lavoro. Proroga della cassa integrazione
e del blocco dei licenziamenti, quindi, devono continuare a procedere
di pari passo». È con queste parole che il segretario generale
della Cgil Friuli Venezia Giulia Villiam Pezzetta esprime il suo
giudizio positivo sull’impostazione del decreto Agosto, che porterà
ulteriori 18 settimane di Cig con causale Covid-19 ed estenderà al
16 novembre il regime di blocco dei licenziamenti. «I dati –
spiega ancora Pezzetta – confermano non solo i volumi enormi di
ricorso agli ammortizzatori, ma anche che questi sono l’unico
strumento per evitare una drammatica impennata della disoccupazione».
I
NUMERI Tra gennaio e giugno, in regione, sono state autorizzate 54
milioni di ore tra cassa integrazione ordinaria, straordinaria, in
deroga e fondi di integrazione salariale (Fis), ben 30 volte in più
rispetto ai valori (1,5 milioni) del primo semestre 2019 e un volume
assoluto che è già doppio rispetto al precedente picco annuale
dell’anno 2014, chiuso con 29 milioni di ore autorizzate tra
gennaio e dicembre. Molto elevato, in base ai primi riscontri
dell’Inps, anche il tiraggio, cioè l’effettivo utilizzo della
cassa. Considerato che ad aprile, a livello nazionale, risultava già
utilizzato il 34% delle ore autorizzate nell’anno ed entro lo
stesso mese, la Cgil stima un ricorso effettivo, in regime di
lockdown, pari ad almeno 7 milioni di ore mensili. «Che equivale –
spiega Pezzetta – a quasi 50mila unità di lavoro ferme a zero
ore». Significativo anche il dato della cassa erogata dall’Ebiart
nell’artigianato, che nel 2020 interessa una platea di 31mila
lavoratori e 9.600 aziende.
In assenza di cassa con causale Covid, l’impatto in termini di
licenziamenti sarebbe stato sensibilmente superiore rispetto a quello
che si può desumere da indicatori come la Naspi, l’indennità di
disoccupazione: tra gennaio e maggio le domande sono state 14.328,
con una crescita del 16% rispetto alle 12.357 di gennaio-maggio 2019.
La Cgil ha analizzato anche le denunce di infortunio nell’industria
e nei servizi: dopo un andamento in lieve rialzo (+4%) nei primi tre
mesi dell’anno, con il lockdown i casi sono diminuiti del
40% ad aprile, del 32% a maggio e del 20% a giugno. Un calo che è un
evidente indice del calo delle ore lavorate.
FERIE
E RIPRESA. Se la tendenza è quella a un graduale ritorno vero i
regimi pre-crisi, la situazione generale vede ancora un forte ricorso
agli ammortizzatori, «addirittura massiccio – sottolinea Pezzetta
– nel settore turistico-ricettivo, negli appalti di servizi come
quelli legati alla scuola e alla ristorazione, in alcuni comparti del
commercio, che pagano un dazio tuttora pesantissimo agli strascichi
dell’epidemia, aggravati dalla ripresa dei contagi di queste ultime
settimane». Solo per una ristretta minoranza di aziende, pertanto,
si pone il problema opposto, quello di una rinuncia alle ferie per
far fronte alla ripresa degli ordini: «Non abbiamo espresso no
pregiudiziali a questa scelta – spiega ancora Pezzetta – che però
deve passare attraverso accordi con le Rsu aziendali e i sindacati
territoriali. Al momento si tratta però di casi residuali, in un
quadro generale in cui gli ammortizzatori restano fondamentali per la
tenuta occupazionale». In un trend di «lieve recupero», l’auspicio
del segretario regionale della Cgil è che «l’adozione di giuste
misure di prevenzione e contrasto all’epidemia, assieme a
un’indispensabile ripartenza in sicurezza della scuola, possa
favorire una positiva evoluzione sia dello scenario sanitario che di
quello economico».
CIG
E ABUSI. Pezzetta, infine, non manca di dedicare una battuta in
merito ai possibili casi di ricorso ingiustificato alla cassa
integrazione per Covid. «Solo un’adeguata attività di controllo
nelle aziende – dichiara – può permettere di rilevare eventuali
abusi, che sono oggettivamente difficili da rilevare a monte sulla
base della domanda, soprattutto in un contesto di crisi o sofferenza
diffusa come quello che stiamo vivendo. Gli indicatori che abbiamo
davanti, e il forte radicamento del sindacato nel manifatturiero
regionale, che porta a domande di cassa integrazione frutto di
accordi tra azienda e rappresentanti dei lavoratori, ci dicono che in
questa fase le richieste di cassa integrazione corrispondono, nella
stragrande maggioranza dei casi, a una reale e comprovata esigenza
delle aziende e dei lavoratori. Se da un lato è giusto mantenere
alta l’attenzione contro eventuali abusi e garantire
un’indispensabile azione di vigilanza degli organi preposti, credo
che in questa fase di forte tensione anche per i lavoratori, che in
regime di cassa integrazione subiscono comunque una sensibile
riduzione del reddito, la priorità sia quella di garantire pagamenti
più rapidi per tutti coloro che non possono contare sull’anticipo
dell’indennità da parte dell’azienda».