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12/03/2021

Lavoro, cresce il manifatturiero

Sono decisamente sorprendenti i dati Istat sull’andamento del lavoro nel quarto trimestre 2020 (Tutti i dati nella sezione Osservatorio del sito Cgil Fvg.it). La rilevazione dell’istituto evidenzia infatti nella nostra regione un andamento positivo, con un picco di occupati che sale di quasi 10mila posti rispetto ai numeri del trimestre estivo, già in ripresa, e di 8mila sul quarto trimestre 2019, quando del Covid e dei suoi devastanti effetti sull’economia ancora non c’era traccia. A far segnare un deciso incremento è stata in particolare l’occupazione femminile, che dalle precedenti rilevazioni appariva come la più penalizzata dalla pandemia, essendo concentrata prevalentemente nel terziario. Con 290mila occupati maschi, sostanzialmente stabili sui livelli 2019 e dei precedenti trimestri, e 232mila occupate, oltre 10mila in più rispetto al dato luglio-settembre, il Friuli Venezia Giulia tocca un picco trimestrale di 521.500 occupati: un valore che per la prima volta lo riporta sui livelli pre-crisi, anche se la media annua è di 513.500, peraltro la più alta mai segnata a partire dal 2010, con un incremento di 2mila occupati rispetto alla media 2019.
L’ANALISI. I dati Istat, rielaborati e pubblicati nella sezione Osservatorio di questo sito, sono ancor più sorprendenti se si considera che, oltre a una propensione al lavoro stabile (gli attivi si attestano sui numeri 2019), la crescita riguarda soprattutto gli orari a tempo pieno, mentre è più contenuto l’incremento del part-time, e sembra consolidarsi una mini-ripresa occupazionale nella fascia sotto i 35 anni, anche se in generale prosegue il processo di invecchiamento progressivo della forza lavoro (in 10 anni gli under 45, che nel 2010 sfioravano il 60%, sono scesi sotto il 45% del totale degli occupati). Quanto al tasso di disoccupazione, a livello regionale scende di mezzo punto percentuale, dal 6,1% del 2019 al 5,6%, riducendosi sia per gli uomini (4,2%) che per le donne (7,4%).
LE PROVINCE. Analizzando i numeri delle singole province, la performance migliore è quella di Trieste, con 2.300 occupati in più rispetto al 2019 e una disoccupazione che scende al 4,3%. Occupati in crescita (+700) anche a Pordenone, dove si registra la disoccupazione più bassa (3,2%). Lieve calo degli occupati (-5009 e disoccupazione sostanzialmente stabile (7%) a Udine, mentre fa peggio la “piccola” Gorizia, con 900 posti persi e il tasso di senza lavoro in aumento di quasi un punto (8,4%, con una punta dell’11,1% per le donne).
I SETTORI. Nell’ambito di un quadro complessivo sorprendente, l’andamento dell’occupazione nei singoli settori è più in linea con le attese: a trainare l’incremento degli occupati è infatti il manifatturiero, con un balzo di 8.500 occupati rispetto al dato medio 2019 (rispetto al 2019 cala però di 700 occupati il lavoro in edilizia), mentre i servizi (-5mila occupati) pagano un inevitabile dazio all’epidemia, sia pure meno pesante rispetto a quelle che potevano essere alle attese. In calo, secondo i dati Istat, anche l’agricoltura, con una flessione di 1.400 occupato sul 2019.
LA CGIL. «Se una tenuta del manifatturiero era nelle attese, francamente non era lecito attendersi un incremento così marcato, che spinge il Fvg addirittura sopra i livelli del 2019 e su un picco, quello toccato nel 4° trimestre, vicino ai valori pre 2009. Incide senz’altro il blocco dei licenziamenti, che com’era indispensabile è stato prorogato fino a giugno, ma crediamo che incida anche una modalità di rilevazione che non tiene sufficientemente conto dell’intensità del ricorso alla cassa integrazione e degli orari di lavoro». Questo il commento di Susanna Pellegrini, responsabile politiche del lavoro della segreteria regionale Cgil, che giudica improrogabile una «profonda revisione» degli attuali criteri di rilevazione sulle dinamiche occupazionali: «Le modifiche che l’Istat adotterà a partire da quest’anno – spiega, a margine del direttivo regionale della confederazione, tenutosi questa mattina – vanno nella giusta direzione, ma sono insufficienti a fornire in modo tempestivo e attendibile il reale polso del mercato del lavoro. Necessario inoltre attivarsi anche a livello regionale, mettendo in rete Inps e uffici del lavoro, per rilevare in tempo reale e mettere a disposizione delle forze sociali e dell’opinione pubblica la dinamica di assunzioni, licenziamenti e tipologie contrattuali. In particolare di fronte a crisi epocali come quella che stiamo attraversando, infatti, è indispensabile dotarsi di strumenti di rilevazione e di analisi più tempestivi e attendibili, presupposto indispensabile anche per misure più incisive e efficaci, sia sul fronte degli ammortizzatori che su quello delle politiche attive per l’impiego».